Ha ragione mia moglie a dire che siamo tutti degli ipocriti perchè sorridiamo a chi sputeremmo in faccia, io per primo sono un disadattato, in certi ambienti proprio non riesco ad entrarci con la testa eppure mi tocca sorridere o almeno cercare di tirare la faccia in modo che sembra che stia sorridendo.
Mi sento circondato da discorsi e persone delle quali non me ne frega niente eppure mi tocca ascoltarli tutti quanti quando invece li prenderei tutti a calci.
Passo cinque giorni la settimana nell'inutilità più assoluta cercando ogni giorno di dare un senso a quello che faccio, ogni tanto mi sembra di riuscirci ma subito dopo no, mi accorgo che era un'illusione e allora vado avanti a testa bassa tirando sera, aspettando di tornare da chi sa davvero dare un senso alla mia vita.
mercoledì, settembre 27, 2006
lunedì, settembre 25, 2006
Eccomi di ritorno dall'Oktoberfest, tutto bene un bel we in compagnia degli amici, anche di alcuni che non si vedono più tanto spesso quindi un we ancora più bello.
Eccomi di ritorno tutto intero, qualche livido e botta come da tradizione ma tutto intero ed è questo che conta.
Con le loro solite buone maniere ma i ragazzi mi hanno fatto capire che la direzione che ho preso non va bene, lo avevo capito anche io che lamentarsi e piangersi addosso non aiuta di certo la realtà e neanche me stesso, anzi un senso di insodddisfazione e malessere era ormai sempre presente in me e lo stavo trasmettendo anche a chi mi sta vicino.
Questo non significa che il mio pensiero cambierà, solo continuerò a prendere atto della realtà senza che però influisca sulla mia vita e sul mio rapporto con chi mi sta vicino.
Ti chiedo scusa amore mio per averti angosciata, voglio tornare a vivere sereno con te e godermi ogni istante della mia vita insieme a te e ai nostri due ragazzi.
Eccomi di ritorno tutto intero, qualche livido e botta come da tradizione ma tutto intero ed è questo che conta.
Con le loro solite buone maniere ma i ragazzi mi hanno fatto capire che la direzione che ho preso non va bene, lo avevo capito anche io che lamentarsi e piangersi addosso non aiuta di certo la realtà e neanche me stesso, anzi un senso di insodddisfazione e malessere era ormai sempre presente in me e lo stavo trasmettendo anche a chi mi sta vicino.
Questo non significa che il mio pensiero cambierà, solo continuerò a prendere atto della realtà senza che però influisca sulla mia vita e sul mio rapporto con chi mi sta vicino.
Ti chiedo scusa amore mio per averti angosciata, voglio tornare a vivere sereno con te e godermi ogni istante della mia vita insieme a te e ai nostri due ragazzi.
venerdì, settembre 22, 2006
Stasera si parte per l'Oktoberfest in terra crucca, più che un we di festa sarà un we di sfogo, ognuno porterà le proprie frustazioni ed insieme alla birra le cacceremo via tutte, almeno per un we.
Il gruppo quest'anno è folto, oltre ai soliti ci sono degli innesti importanti, la formula invece è cambiata si va su in pullman e albergo, mah....
L'unica cosa che mi dispiace è lasciare la mia bella famiglia a casa ma so che divisi si ma saranno in buona compagnia, la Kika stasera è dai suoi con i ragazzi poi domani si trasferisce dalla Sy mentre Cippa rimane dai nonni Lana va dagli zii.
Poi domenica sera di nuovo tutti insieme.
Il gruppo quest'anno è folto, oltre ai soliti ci sono degli innesti importanti, la formula invece è cambiata si va su in pullman e albergo, mah....
L'unica cosa che mi dispiace è lasciare la mia bella famiglia a casa ma so che divisi si ma saranno in buona compagnia, la Kika stasera è dai suoi con i ragazzi poi domani si trasferisce dalla Sy mentre Cippa rimane dai nonni Lana va dagli zii.
Poi domenica sera di nuovo tutti insieme.
giovedì, settembre 21, 2006
C'era una volta un onesto e distinto lavoratore che ttte le mattine con la sua macchinetta si faceva 50 km per andare a lavorare lassù in collina quando un bel giorno scoprì che dei vigili cattivoni gli avevano teso un (o più) agguati da gran carogne e allora si trovò a dovere pagare con il suo sudato lavoro la fontana e altri abbellimenti di un fottuto paese di provincia.
Questa triste storia ci insegna che l'olocausto fu una terribile vicenda solo perchè applicato sulla razza sbagliata di persone, che discenda sulle forse dell'ordine una terribile ondata di morte e distruzione.
Questa triste storia ci insegna che l'olocausto fu una terribile vicenda solo perchè applicato sulla razza sbagliata di persone, che discenda sulle forse dell'ordine una terribile ondata di morte e distruzione.
mercoledì, settembre 20, 2006
Benvenuta piccola Lana, benvenuta in questo mondo infame del quale tu ancora non conosci nulla e che vivrai serena e spensierata protetta dall'amore mio e di Romina.
Benvenuta piccolo gioiellino, che la tua gioia e voglia di vivere ci avvolga ogni giorno e ci faccia andare avanti.
Benvenuta creatura innocente, che chi non ti ama possa crepare all'inferno.
Benvenuta piccolo gioiellino, che la tua gioia e voglia di vivere ci avvolga ogni giorno e ci faccia andare avanti.
Benvenuta creatura innocente, che chi non ti ama possa crepare all'inferno.
Lidl, il low cost pagato dal lavoro (da "Il Manifesto")
L'hard discount europeo sul modello Wal Mart: prezzi stracciati alle spese dei dipendentiOttanta ore a settimana in filiale, compresi i sabati e le domeniche. Lo scarico dei bancali, le pulizie, i turni iper-flessibili. Capi e cassiere spremuti al massimo, e i prezzi vanno giù. Il sindacato europeo e il blog di Beppe GrilloAntonio Sciotto«Non cuciamo i palloni e siamo tutti maggiorenni, ma sopportiamo soprusi e condizioni di lavoro non certo degne di un paese che ha la pretesa di far parte dell'Unione europea: il monte ore mensile, 16 ore al giorno per 28 giorni, è di 448 ore, per una base oraria di 3,48 euro». Sì, proprio 16 ore di lavoro al giorno: si conclude così la lettera di Emanuele D, un giovane quadro della Lidl, pubblicata nel luglio scorso sul blog di Beppe Grillo (beppegrillo.it) e che ha avuto una straordinaria «fortuna». Ben 2907 risposte alla data di ieri: tantissimi colleghi della Lidl, delle grandi catene di distribuzione e non solo, che condividono la stessa condizione di super-lavoro e precarietà. L'hard discount genere Wal Mart - prezzi stracciati e lavoro ai ritmi della schiavitù - ha ormai un solidissimo esponente europeo: si chiama Lidl, è figlio di una potente famiglia del land tedesco del Baden Wuettenberg, gli Schwarz, e si è diffuso a macchia d'olio in venti paesi europei. Tanto che, allo stato attuale, il colosso dei supermercati low cost conta 100 mila dipendenti e 6 mila punti vendita nel continente, dal Portogallo alla Polonia, dalla Finlandia all'Italia. Alla cassa stanno soprattutto le donne - con contratti part time e una retribuzione media mensile di 600 euro al mese. Per i posti di comando, i quadri e i dirigenti, la Lidl seleziona principalmente uomini, perlopiù laureati, che attraverso un durissimo training di 10 mesi vengono portati ad accettare la «filosofia del terrore»: il sottoposto lavora solo se lo maltratti, devi assicurarti che non rubi, e se protesta o si iscrive al sindacato devi fare di tutto per metterlo fuori. Sarebbe però erroneo descrivere i quadri come «privilegiati»: è vero che guadagnano dai 1300 euro in su e hanno l'auto aziendale, ma sono proprio loro a essere «triturati» per primi dal sistema Lidl. Lavorano il doppio delle ore da contratto (70-80 ore settimanali, senza percepire per questo un doppio salario), sono costretti a scaricare i camion, fare le pulizie e sostituire le cassiere quando manca il personale. Contro gli abusi del «sistema Lidl», ormai collaudato e uniforme in tutta Europa, si è attivato il sindacato tedesco Ver.di, lanciando la «campagna internazionale Lidl». Nel 2004 è stato pubblicato il primo «Libro nero», con le storie dei lavoratori tedeschi. Quest'anno è uscito il «Libro nero europeo», con le vicende dei 20 paesi in cui l'hard discount si è diffuso, Italia compresa. Il manifesto si è recato a Berlino per raccontare la campagna Lidl, e nei prossimi numeri di questa inchiesta-reportage riferiremo dei lavoratori europei e della strategia sindacale dei Ver.di. Per questa prima puntata, abbiamo scelto di dialogare con i quadri e le cassiere italiane.
«Mangio, dormo o mi lavo?»Prima di entrare in una filiale della Lidl, e parlare con i lavoratori, dobbiamo riferire dei recenti controlli avviati dall'ispettorato del lavoro su alcuni punti vendita: in particolare, gli ispettori si sono recati negli hard discount dell'area Piemonte-Liguria, dove hanno riscontrato - per quel che ci è dato sapere da alcune testimonianze dei lavoratori - irregolarità sulle liste presenza. Un punto non affatto secondario o di rilevanza solo formale: la Lidl, infatti, risparmia proprio sulla «presenza» dei lavoratori nei punti vendita. Nel senso che li mantiene quasi sempre sotto organico, obbligando i dipendenti di livello più alto e i quadri intermedi (capifiliale e capisettore) a lavorare molte più ore di quelle retribuite. Anche sulle cassiere si registrano casi di straordinari non retribuiti, ma i loro orari sono in genere più rigidi e gli abusi non sono abnormi come nel caso dei superiori. Piuttosto, le addette alla cassa subiscono un altro tipo di sopruso: i turni, che per il contratto del commercio dovrebbero essere fissi, vengono cambiati ogni due settimane o addirittura una; spesso anche di giorno in giorno. Così non puoi mai organizzarti la vita fuori dal negozio, né trovarti una seconda occupazione, devi essere sempre a disposizione: una sorta di «lavoro a chiamata». La prima testimonianza ci viene da uno dei gradini più alti nella piramide Lidl, un quadro. Usiamo un nome di fantasia, Luca, per tutelarlo: ha lavorato 18 mesi per la Lidl, è stato licenziato e adesso è in causa per il reintegro. E' entrato nel gennaio 2005 come «caposettore» dopo una serie di colloqui, per occuparsi di 4 filiali nell'area torinese (ma a un certo punto ne ha avute anche 7 da seguire). Il suo ruolo avrebbe dovuto consistere nell'organizzare e monitorare il lavoro in tutte le filiali: «Al colloquio mi hanno detto che avrei lavorato 38 ore a settimana, ovvero il full time del contratto commercio. Ma subito misero le mani avanti: per il tuo ruolo di responsabilità - dissero - ti chiediamo comunque una "certa elasticità"». Mai Luca avrebbe potuto immaginare che quella «certa elasticità» si sarebbe trasformata in una totale dedizione (fisica e mentale) alla Lidl: orario di lavoro ininterrotto dalle 6,30 del mattino alle 22,30. Quasi sempre dal lunedì al sabato (invece dei cinque giorni da contratto), spesso anche la domenica, giornata dedicata all'inventario. Certo, lo stipendio è di 29 mila euro lordi l'anno, c'è l'auto aziendale, ma cosa te ne fai di un salario decente se non hai tempo per te stesso? E le mansioni? Fare tutto: dallo scaricare pesanti cassoni all'allestimento del banco frutta, dalle pulizie alla sostituzione cassa quando la cassiera finisce il turno. Moltiplicato per 4-5 locali, spesso distanti centinaia di chilometri l'uno dall'altro. Per i primi 6 mesi, in formazione, Luca viene affiancato a diversi capifiliale. «Lavoravano tutti molte più ore di quelle da contratto - racconta - ma nessuno aveva il coraggio di protestare».Così Luca continua a lavorare circa 16 ore al giorno, spesso senza avere il tempo neppure di mangiare un panino: nei primi tre mesi perde 5 chili, vede 20 capisettore dimettersi «per disperazione». Le domeniche erano quasi sempre regalate all'azienda, tanto che una volta si è trovato a fare 20 giorni consecutivi senza uno di riposo. Spesso veniva svegliato dai capi nel cuore della notte, per improvvise assenze di capifiliale: da Genova doveva così spostarsi a Torino, fare lì l'intera giornata di lavoro, e tornare poi in nottata a Genova, per riprendere l'indomani all'alba. «Arrivato in albergo, ogni sera, mi dicevo: mangio, dormo o mi lavo?». Questi ritmi disumani non figurano affatto sulle liste presenze: i capisettore segnano la «p» di presenza per commesse e capifiliale (loro sottoposti), senza indicare le ore lavorate. Per i capisettore, come Luca, la lista presenze è in mano ai capiarea (superiori con circa una quarantina di negozi), e lui afferma di non averla mai controfirmata. Una notte Luca finisce al pronto soccorso, per il forte stress: gli consigliano di fermarsi perché quei ritmi (e ha solo 28 anni) possono avere serie conseguenze sulla sua salute. Non si ferma, ma sarà la Lidl a liberarsi di lui: per una risposta ritenuta «di insubordinazione» a un capoarea, riceverà di lì a poco la lettera di licenziamento.
Impari tutto al master LidlI ritmi disumani di lavoro, e il licenziamento finale, sono capitoli comuni alla storia di Emanuele D., l'ex caposettore Lidl che ha dato origine al blog di Grillo. C'è però una differenza di rilievo: la sua formazione, più recente, è avvenuta a Verona, dove i quadri e dirigenti Lidl frequentano un apposito master: «Lì - spiega Emanuele - ti fanno un lavaggio del cervello: ti spiegano che devi essere spietato con gli addetti vendita e le cassiere, e per tutto il corso della formazione in campo i superiori ti insultano e ti maltrattano, rimproverandoti continuamente per i risultati che non hai ottenuto. Il messaggio è semplice: ti tratto così, poi tu farai lo stesso con i sottoposti». I ritmi di lavoro vengono misurati con delle vere e proprie tabelle di produttività, dividendo il fatturato per le ore lavorate: chi si trova sotto i livelli minimi, deve prepararsi a un fuoco di fila di rimproveri e minacce. «Accade anche per le cassiere - spiega Felicita Magone, addetta vendita ad Albenga e delegata Cgil - Si divide l'incasso per le ore lavorate. Oltre a essere sempre sotto pressione, non possiamo programmarci la vita, o cercare un altro lavoro per integrare uno stipendio che si aggira sui 600 euro: l'orario ci viene comunicato ogni due settimane, e cambia sempre. In molte filiali gli orari cambiano ogni settimana». Le donne sono penalizzate: pochissime arrivano a diventare capofiliali, restano perlopiù al livello di cassiera. «Un capoaerea giustificò questa differenza di genere spiegando che "per una donna è complicato essere già pronta e truccata alle 6,30, quando deve aprire una filiale"», conclude Felicita. Walter Canta, capofiliale veneto, come Luca ha fatto una bella «cura dimagrante» stile Lidl: in soli dieci mesi di lavoro ha perso ben 8 chili, passando da 66 a 58 chili di peso. Walter racconta più da vicino il lavoro del negozio, perché il capofiliale ha la responsabilità di un solo punto vendita. Anche lui ha fatto 80 ore in media a settimana, sabati e domeniche inclusi, con lo «straordinario» tutto compreso nei cento euro lordi di «superminimo» erogati ogni mese. Ha lasciato perché ha contratto un'infiammazione alle spalle, a causa della «sbancalatura»: lo scarico, a partire dall'alba, di cassoni pesanti dai 10 ai 20 chili. E' un lavoro quotidiano che tocca a tutti i capifiliale e assistenti, così come le infiammazioni alle spalle, molto diffuse. «Per pranzo avevo a stento il tempo di mangiare un cracker, prendendolo dalla tasca, mentre scaricavo - racconta - Contavano le volte che andavo in bagno, ma nessuno protestava: se sbagli ti insultano violentemente». «Non è stato facile lasciare un posto a tempo indeterminato - conclude - oggi 1300 euro al mese assicurati sono una chimera. Ma tra l'infiammazione alla spalla, lo stress e il clima da terrore non ho retto più».
A pensare che io ci andavo ogni tanto, come tutti i posti dove ti tirano dietro le cose mi era venuto questo sospetto ma non pensavo fossimo caduti così in basso.
Caro Lidl benvenuto nella lista dei boicottati.
L'hard discount europeo sul modello Wal Mart: prezzi stracciati alle spese dei dipendentiOttanta ore a settimana in filiale, compresi i sabati e le domeniche. Lo scarico dei bancali, le pulizie, i turni iper-flessibili. Capi e cassiere spremuti al massimo, e i prezzi vanno giù. Il sindacato europeo e il blog di Beppe GrilloAntonio Sciotto«Non cuciamo i palloni e siamo tutti maggiorenni, ma sopportiamo soprusi e condizioni di lavoro non certo degne di un paese che ha la pretesa di far parte dell'Unione europea: il monte ore mensile, 16 ore al giorno per 28 giorni, è di 448 ore, per una base oraria di 3,48 euro». Sì, proprio 16 ore di lavoro al giorno: si conclude così la lettera di Emanuele D, un giovane quadro della Lidl, pubblicata nel luglio scorso sul blog di Beppe Grillo (beppegrillo.it) e che ha avuto una straordinaria «fortuna». Ben 2907 risposte alla data di ieri: tantissimi colleghi della Lidl, delle grandi catene di distribuzione e non solo, che condividono la stessa condizione di super-lavoro e precarietà. L'hard discount genere Wal Mart - prezzi stracciati e lavoro ai ritmi della schiavitù - ha ormai un solidissimo esponente europeo: si chiama Lidl, è figlio di una potente famiglia del land tedesco del Baden Wuettenberg, gli Schwarz, e si è diffuso a macchia d'olio in venti paesi europei. Tanto che, allo stato attuale, il colosso dei supermercati low cost conta 100 mila dipendenti e 6 mila punti vendita nel continente, dal Portogallo alla Polonia, dalla Finlandia all'Italia. Alla cassa stanno soprattutto le donne - con contratti part time e una retribuzione media mensile di 600 euro al mese. Per i posti di comando, i quadri e i dirigenti, la Lidl seleziona principalmente uomini, perlopiù laureati, che attraverso un durissimo training di 10 mesi vengono portati ad accettare la «filosofia del terrore»: il sottoposto lavora solo se lo maltratti, devi assicurarti che non rubi, e se protesta o si iscrive al sindacato devi fare di tutto per metterlo fuori. Sarebbe però erroneo descrivere i quadri come «privilegiati»: è vero che guadagnano dai 1300 euro in su e hanno l'auto aziendale, ma sono proprio loro a essere «triturati» per primi dal sistema Lidl. Lavorano il doppio delle ore da contratto (70-80 ore settimanali, senza percepire per questo un doppio salario), sono costretti a scaricare i camion, fare le pulizie e sostituire le cassiere quando manca il personale. Contro gli abusi del «sistema Lidl», ormai collaudato e uniforme in tutta Europa, si è attivato il sindacato tedesco Ver.di, lanciando la «campagna internazionale Lidl». Nel 2004 è stato pubblicato il primo «Libro nero», con le storie dei lavoratori tedeschi. Quest'anno è uscito il «Libro nero europeo», con le vicende dei 20 paesi in cui l'hard discount si è diffuso, Italia compresa. Il manifesto si è recato a Berlino per raccontare la campagna Lidl, e nei prossimi numeri di questa inchiesta-reportage riferiremo dei lavoratori europei e della strategia sindacale dei Ver.di. Per questa prima puntata, abbiamo scelto di dialogare con i quadri e le cassiere italiane.
«Mangio, dormo o mi lavo?»Prima di entrare in una filiale della Lidl, e parlare con i lavoratori, dobbiamo riferire dei recenti controlli avviati dall'ispettorato del lavoro su alcuni punti vendita: in particolare, gli ispettori si sono recati negli hard discount dell'area Piemonte-Liguria, dove hanno riscontrato - per quel che ci è dato sapere da alcune testimonianze dei lavoratori - irregolarità sulle liste presenza. Un punto non affatto secondario o di rilevanza solo formale: la Lidl, infatti, risparmia proprio sulla «presenza» dei lavoratori nei punti vendita. Nel senso che li mantiene quasi sempre sotto organico, obbligando i dipendenti di livello più alto e i quadri intermedi (capifiliale e capisettore) a lavorare molte più ore di quelle retribuite. Anche sulle cassiere si registrano casi di straordinari non retribuiti, ma i loro orari sono in genere più rigidi e gli abusi non sono abnormi come nel caso dei superiori. Piuttosto, le addette alla cassa subiscono un altro tipo di sopruso: i turni, che per il contratto del commercio dovrebbero essere fissi, vengono cambiati ogni due settimane o addirittura una; spesso anche di giorno in giorno. Così non puoi mai organizzarti la vita fuori dal negozio, né trovarti una seconda occupazione, devi essere sempre a disposizione: una sorta di «lavoro a chiamata». La prima testimonianza ci viene da uno dei gradini più alti nella piramide Lidl, un quadro. Usiamo un nome di fantasia, Luca, per tutelarlo: ha lavorato 18 mesi per la Lidl, è stato licenziato e adesso è in causa per il reintegro. E' entrato nel gennaio 2005 come «caposettore» dopo una serie di colloqui, per occuparsi di 4 filiali nell'area torinese (ma a un certo punto ne ha avute anche 7 da seguire). Il suo ruolo avrebbe dovuto consistere nell'organizzare e monitorare il lavoro in tutte le filiali: «Al colloquio mi hanno detto che avrei lavorato 38 ore a settimana, ovvero il full time del contratto commercio. Ma subito misero le mani avanti: per il tuo ruolo di responsabilità - dissero - ti chiediamo comunque una "certa elasticità"». Mai Luca avrebbe potuto immaginare che quella «certa elasticità» si sarebbe trasformata in una totale dedizione (fisica e mentale) alla Lidl: orario di lavoro ininterrotto dalle 6,30 del mattino alle 22,30. Quasi sempre dal lunedì al sabato (invece dei cinque giorni da contratto), spesso anche la domenica, giornata dedicata all'inventario. Certo, lo stipendio è di 29 mila euro lordi l'anno, c'è l'auto aziendale, ma cosa te ne fai di un salario decente se non hai tempo per te stesso? E le mansioni? Fare tutto: dallo scaricare pesanti cassoni all'allestimento del banco frutta, dalle pulizie alla sostituzione cassa quando la cassiera finisce il turno. Moltiplicato per 4-5 locali, spesso distanti centinaia di chilometri l'uno dall'altro. Per i primi 6 mesi, in formazione, Luca viene affiancato a diversi capifiliale. «Lavoravano tutti molte più ore di quelle da contratto - racconta - ma nessuno aveva il coraggio di protestare».Così Luca continua a lavorare circa 16 ore al giorno, spesso senza avere il tempo neppure di mangiare un panino: nei primi tre mesi perde 5 chili, vede 20 capisettore dimettersi «per disperazione». Le domeniche erano quasi sempre regalate all'azienda, tanto che una volta si è trovato a fare 20 giorni consecutivi senza uno di riposo. Spesso veniva svegliato dai capi nel cuore della notte, per improvvise assenze di capifiliale: da Genova doveva così spostarsi a Torino, fare lì l'intera giornata di lavoro, e tornare poi in nottata a Genova, per riprendere l'indomani all'alba. «Arrivato in albergo, ogni sera, mi dicevo: mangio, dormo o mi lavo?». Questi ritmi disumani non figurano affatto sulle liste presenze: i capisettore segnano la «p» di presenza per commesse e capifiliale (loro sottoposti), senza indicare le ore lavorate. Per i capisettore, come Luca, la lista presenze è in mano ai capiarea (superiori con circa una quarantina di negozi), e lui afferma di non averla mai controfirmata. Una notte Luca finisce al pronto soccorso, per il forte stress: gli consigliano di fermarsi perché quei ritmi (e ha solo 28 anni) possono avere serie conseguenze sulla sua salute. Non si ferma, ma sarà la Lidl a liberarsi di lui: per una risposta ritenuta «di insubordinazione» a un capoarea, riceverà di lì a poco la lettera di licenziamento.
Impari tutto al master LidlI ritmi disumani di lavoro, e il licenziamento finale, sono capitoli comuni alla storia di Emanuele D., l'ex caposettore Lidl che ha dato origine al blog di Grillo. C'è però una differenza di rilievo: la sua formazione, più recente, è avvenuta a Verona, dove i quadri e dirigenti Lidl frequentano un apposito master: «Lì - spiega Emanuele - ti fanno un lavaggio del cervello: ti spiegano che devi essere spietato con gli addetti vendita e le cassiere, e per tutto il corso della formazione in campo i superiori ti insultano e ti maltrattano, rimproverandoti continuamente per i risultati che non hai ottenuto. Il messaggio è semplice: ti tratto così, poi tu farai lo stesso con i sottoposti». I ritmi di lavoro vengono misurati con delle vere e proprie tabelle di produttività, dividendo il fatturato per le ore lavorate: chi si trova sotto i livelli minimi, deve prepararsi a un fuoco di fila di rimproveri e minacce. «Accade anche per le cassiere - spiega Felicita Magone, addetta vendita ad Albenga e delegata Cgil - Si divide l'incasso per le ore lavorate. Oltre a essere sempre sotto pressione, non possiamo programmarci la vita, o cercare un altro lavoro per integrare uno stipendio che si aggira sui 600 euro: l'orario ci viene comunicato ogni due settimane, e cambia sempre. In molte filiali gli orari cambiano ogni settimana». Le donne sono penalizzate: pochissime arrivano a diventare capofiliali, restano perlopiù al livello di cassiera. «Un capoaerea giustificò questa differenza di genere spiegando che "per una donna è complicato essere già pronta e truccata alle 6,30, quando deve aprire una filiale"», conclude Felicita. Walter Canta, capofiliale veneto, come Luca ha fatto una bella «cura dimagrante» stile Lidl: in soli dieci mesi di lavoro ha perso ben 8 chili, passando da 66 a 58 chili di peso. Walter racconta più da vicino il lavoro del negozio, perché il capofiliale ha la responsabilità di un solo punto vendita. Anche lui ha fatto 80 ore in media a settimana, sabati e domeniche inclusi, con lo «straordinario» tutto compreso nei cento euro lordi di «superminimo» erogati ogni mese. Ha lasciato perché ha contratto un'infiammazione alle spalle, a causa della «sbancalatura»: lo scarico, a partire dall'alba, di cassoni pesanti dai 10 ai 20 chili. E' un lavoro quotidiano che tocca a tutti i capifiliale e assistenti, così come le infiammazioni alle spalle, molto diffuse. «Per pranzo avevo a stento il tempo di mangiare un cracker, prendendolo dalla tasca, mentre scaricavo - racconta - Contavano le volte che andavo in bagno, ma nessuno protestava: se sbagli ti insultano violentemente». «Non è stato facile lasciare un posto a tempo indeterminato - conclude - oggi 1300 euro al mese assicurati sono una chimera. Ma tra l'infiammazione alla spalla, lo stress e il clima da terrore non ho retto più».
A pensare che io ci andavo ogni tanto, come tutti i posti dove ti tirano dietro le cose mi era venuto questo sospetto ma non pensavo fossimo caduti così in basso.
Caro Lidl benvenuto nella lista dei boicottati.
mercoledì, settembre 13, 2006
Ieri ho mangiato i primi lamponi della mia pianta, morbidi e succosi io e Chiettina ce li siamo gustati a fondo (lei un pò meno non è tanto da frutta).
Come mi sento oggi?Stomaco chiuso, tappato completamente, sonno terribile, collo bloccato e un senso di angoscia che mi attraversa da capo a piedi.
Buona giornata.
PS: chiedo scusa a mia moglie per il malumore di stamattina ma è così.
Come mi sento oggi?Stomaco chiuso, tappato completamente, sonno terribile, collo bloccato e un senso di angoscia che mi attraversa da capo a piedi.
Buona giornata.
PS: chiedo scusa a mia moglie per il malumore di stamattina ma è così.
martedì, settembre 12, 2006
Ci sono certe cose che non so spiegarmi...del tipo che in casa mia non sento la tv del vicino di sopra, eppure se esco in giardino si sente eccome visto che la tiene bella alta ma...quando si soffia in naso alla mattina alle 6:45 mi sveglia puntualmente come se ce lo avessi di fianco, stanotte pure nel cuore della notte e del sonno mi ha svegliato con uno dei suoi soffiamenti da rinoceronte.
Ora mi chiedo se le mura di cartapesta di quella casa assorbano solo determinati rumori e altri li lascino passare, probabilmente è così si in questo modo non mi permettono di sclerare al 100% e di conseguenza mi tengono lì a penare lentamente.
Che bello però posso risparmiare sulla sveglia, inutile metterla quando puntualmente 15 minuti prima vieni svegliato e rimani lì ad aspettare che suomi facendo poi finta con tua moglie di esserti appena svegliato quando invece hai i coglioni che ti girano come eliche di un elicottero incazzato.
Buonanotte.
Ora mi chiedo se le mura di cartapesta di quella casa assorbano solo determinati rumori e altri li lascino passare, probabilmente è così si in questo modo non mi permettono di sclerare al 100% e di conseguenza mi tengono lì a penare lentamente.
Che bello però posso risparmiare sulla sveglia, inutile metterla quando puntualmente 15 minuti prima vieni svegliato e rimani lì ad aspettare che suomi facendo poi finta con tua moglie di esserti appena svegliato quando invece hai i coglioni che ti girano come eliche di un elicottero incazzato.
Buonanotte.
lunedì, settembre 11, 2006
Stamattina sono ko, ancora i postumi di un raffreddore che mi trascino da 3 settimane mi fanno venire i capogiri e la pancia che fa male e debolezza a non finire però son contento ho passato un bel we e questa è abbastanza per ripartire.
La frase "Chi va al governo è sempre di destra, chi è all'opposizione sempre di sinistra. Al di là del colore politico." è proprio azzeccata, l?unione sta facendo la parte della Cdl quando era al governo e la Cdl la parte dell'Unione quando era all'opposizione e questo scambio etico-morale mi fa davvero schifo tanto da rendermi nervoso e irrequieto ma sarà così per tutti o solo per me?
Mi chiedo se anche gli altri si sentano presi in giro continuamente come me, mi da fastidio essere preso in giro si mi da fastidio e non poco soprattutto se a farlo solo i polli-tici italiani, popolo capace solo di sventolare una cazzo di bandiera allo stadio.
Quando muore un soldato non piangete poichè di lacrime lui stesso ne ha fatte versare ad innocenti.
La frase "Chi va al governo è sempre di destra, chi è all'opposizione sempre di sinistra. Al di là del colore politico." è proprio azzeccata, l?unione sta facendo la parte della Cdl quando era al governo e la Cdl la parte dell'Unione quando era all'opposizione e questo scambio etico-morale mi fa davvero schifo tanto da rendermi nervoso e irrequieto ma sarà così per tutti o solo per me?
Mi chiedo se anche gli altri si sentano presi in giro continuamente come me, mi da fastidio essere preso in giro si mi da fastidio e non poco soprattutto se a farlo solo i polli-tici italiani, popolo capace solo di sventolare una cazzo di bandiera allo stadio.
Quando muore un soldato non piangete poichè di lacrime lui stesso ne ha fatte versare ad innocenti.
martedì, settembre 05, 2006
Nel mondo moderno e in quello passato sono state e si compiono stragi di innocenti in nome di Dio, personaggi alquanto ambigui che dichiarano guerra in nome di Dio, qualunque esso sia ma....è davvero questo fantomatico Dio che gli ha chiesto di fare alla guerra per lui?
Cioè ci vogliono fare credere che Dio in persona è sceso giù dall'Olimpo e gli ha sussurrato in un orecchio "Ammazza tutti i cristiani infedeli oppure gli ebrei bastardi oppure i pellerossa o chicchessia altro con qualche altra diversità?".
Semplicemente io credo che questo Dio sia di forma rettangolare, sottilissimo, di carta con una filigrana che lo attraversa per il largo e un simbolo tipo questo: $.
Cioè ci vogliono fare credere che Dio in persona è sceso giù dall'Olimpo e gli ha sussurrato in un orecchio "Ammazza tutti i cristiani infedeli oppure gli ebrei bastardi oppure i pellerossa o chicchessia altro con qualche altra diversità?".
Semplicemente io credo che questo Dio sia di forma rettangolare, sottilissimo, di carta con una filigrana che lo attraversa per il largo e un simbolo tipo questo: $.
lunedì, settembre 04, 2006
Mi ritrovo come sempre che è lunedì, prima o poi arriva sempre e sono qui, pieno di punture di zanzare, ho un prurito che si estendo lungo le mie braccia che mi da i nervi, gli occhi pallati che fanno fatica a rimanere aperti, dolorini vari ed eventuali sparsi qua e là nel mio corpo...e intanto penso alla parola GRATIS.
Dove mi giro e mi rigiro la vedo scritta o pronunciata, tutto è gratis al mondo, cibo, vestiario, beni di consumo vari ed eventuali, sembra quasi che la gente lavori per niente tanto è tutto GRATIS, secondo loro ovviamente.
Ringrazio tutti per la disponibilità ma io preferisco pagare quello che prendo e quindi quando vedo la parola GRATIS associata a qualche cosa che devo prendere ecco che scappo via, intimorito più che attratto.
Dove mi giro e mi rigiro la vedo scritta o pronunciata, tutto è gratis al mondo, cibo, vestiario, beni di consumo vari ed eventuali, sembra quasi che la gente lavori per niente tanto è tutto GRATIS, secondo loro ovviamente.
Ringrazio tutti per la disponibilità ma io preferisco pagare quello che prendo e quindi quando vedo la parola GRATIS associata a qualche cosa che devo prendere ecco che scappo via, intimorito più che attratto.
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