mercoledì, novembre 16, 2011
Ci sono cose che non capisco
Premetto che di economia e politica non ne capisco una fava, comunque questa è una riflessione spontanea.
Abbiamo 1000 e dico 1000 parlamentari che paghiamo una fortuna per svolgere il loro mestiere, il governo cade e cosa succede?
Questi 1000 rimangono lì dove sono, non vengono licenziati perchè incapaci di fare quello che avrebbero docuto fare e ne vengono nominati altri 12 (immagino con quali remunerazioni) tra i quali spuntano nomi di persone che in un passato recente ne hanno combinate di cotte e di crude a livello finanziario.
Quseta mossa del nostro Presidente della Repubblica ormai sempre meno Repubblica proprio non la capisco.
Beh però io non ne capisco una fava di politica ed economia quindi sarà corretto così no?
Abbiamo 1000 e dico 1000 parlamentari che paghiamo una fortuna per svolgere il loro mestiere, il governo cade e cosa succede?
Questi 1000 rimangono lì dove sono, non vengono licenziati perchè incapaci di fare quello che avrebbero docuto fare e ne vengono nominati altri 12 (immagino con quali remunerazioni) tra i quali spuntano nomi di persone che in un passato recente ne hanno combinate di cotte e di crude a livello finanziario.
Quseta mossa del nostro Presidente della Repubblica ormai sempre meno Repubblica proprio non la capisco.
Beh però io non ne capisco una fava di politica ed economia quindi sarà corretto così no?
venerdì, novembre 11, 2011
Repetita iuvant
Parlerò di una cosa che ho già menzionato ma mi piace talmente tanto che la racconto ancora e la racconterò ancora, l'argomento è sempre lo stesso ma ogni narrazione è una storia a sè.
Ormai andare a fare la spesa è uno dei miei hobbyes preferiti, mi piace una cifra e da quando lavoro oltre il Villoresi è diventato mio compito fisso.
Stasera mi fermo, debbo prendere due cosine che domani sera c'è Pippa a cena.
Alla cassa c'è una signora sui 40 davanti a me con sua figlia di circa 6 anni.
Faccia da venerdì sera, non le si muove un copracciglio...
Non posso non osservare la sua spesa scorrere lentamente sul tappetino della cassa.
In ordine: biscotti, patatine, bibita gassata, burro, sugo pronto, bonroll impanato già pronto, torta Cameo pronta da stendere (unica fatica di tutta la spesa), una decina di bottigliette di plastica di acqua da 10 cl (non si disseterebbe manco un canarino ma in compenso una montagna di plastica), latte senza grassi (come se il resto fosse robba dietetica) e per ultimo ottocento sacchetti per contenere tutta sta merda.
Totale 43 € per uccidere se stessa e la propria famiglia per forse un paio di giorni.
La cultura di un popolo si misura da quello che mangia, fate vobis.
Ormai andare a fare la spesa è uno dei miei hobbyes preferiti, mi piace una cifra e da quando lavoro oltre il Villoresi è diventato mio compito fisso.
Stasera mi fermo, debbo prendere due cosine che domani sera c'è Pippa a cena.
Alla cassa c'è una signora sui 40 davanti a me con sua figlia di circa 6 anni.
Faccia da venerdì sera, non le si muove un copracciglio...
Non posso non osservare la sua spesa scorrere lentamente sul tappetino della cassa.
In ordine: biscotti, patatine, bibita gassata, burro, sugo pronto, bonroll impanato già pronto, torta Cameo pronta da stendere (unica fatica di tutta la spesa), una decina di bottigliette di plastica di acqua da 10 cl (non si disseterebbe manco un canarino ma in compenso una montagna di plastica), latte senza grassi (come se il resto fosse robba dietetica) e per ultimo ottocento sacchetti per contenere tutta sta merda.
Totale 43 € per uccidere se stessa e la propria famiglia per forse un paio di giorni.
La cultura di un popolo si misura da quello che mangia, fate vobis.
sabato, novembre 05, 2011
giovedì, ottobre 13, 2011
Gli asinelli e gli indignados
Volentieri ricevo e pubblico la storiella della vendita degli asini, utile a
spiegare come l’economia moderna abbia operato, grazie alla complicità di chi
doveva sorvegliare e non l’ha fatto, contro gli interessi della gente.
Prima di passare alla lettura della storiella, vorrei sollecitare la vostra curiosità con un semplice ragionamento.
Supponete esista una famiglia indebitata, ma così indebitata, che tutti i componenti della famiglia devono lavorare solo per pagare il debito. Anzi, nonostante tutti i loro sforzi, non riescono a ridurre il debito; a malapena pagano gli interessi sul debito che hanno contratto.
E adesso supponete che il capofamglia, oltretutto contro la volontà dei membri della famiglia, decida di lanciarsi in spese folli, investimenti che nessuno vuole, ricorrendo ad ulteriori prestiti. Cosa direste di questo capo famiglia? Che è un pazzo, o un incosciente, o perlomeno un po’ scemotto o sprovveduto.
Ora poniamoci questa domanda: i nostri politici sono pazzi, incoscienti, sprovveduti, o un po’ scemotti? Io non credo proprio.
Buona lettura.
………..
Un uomo in giacca e cravatta comparve un giorno in un villaggio.
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli fosse offerto.
I contadini erano effettivamente un po’ sorpresi, ma il prezzo era alto, molti accettarono e tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua. L’uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tantissime persone gli vendettero i propri animali.
Il giorno seguente, offrì 300 € a quei pochi che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio il gregge di asini che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l’ordine di vendere le bestie a 400 € l’una.
Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva, tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quel prezzo anche se molto più alto di quanto avevano ricavato alla precedente vendita e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d’affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli.
Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti.
Il corso dell’asino era crollato. Gli animali furono pignorati ed affittati a caro prezzo ai loro stessi proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.
Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).
Eppure quest’ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio né quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l’aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità …
Venne innalzata l’età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Sindaci e banchieri dicevano che ciò era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.
Questa triste storia diventa ancora più istruttiva quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte dei proprietari di asini.
Noi li chiamiamo fratelli MERCATO.
Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del
sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete?
Se questa storia vi ricorda qualcosa, ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi Sabato 15 ottobre 2011 (Giornata internazionale degli INDIGNATI) … e fate circolare questa storiella….
Prima di passare alla lettura della storiella, vorrei sollecitare la vostra curiosità con un semplice ragionamento.
Supponete esista una famiglia indebitata, ma così indebitata, che tutti i componenti della famiglia devono lavorare solo per pagare il debito. Anzi, nonostante tutti i loro sforzi, non riescono a ridurre il debito; a malapena pagano gli interessi sul debito che hanno contratto.
E adesso supponete che il capofamglia, oltretutto contro la volontà dei membri della famiglia, decida di lanciarsi in spese folli, investimenti che nessuno vuole, ricorrendo ad ulteriori prestiti. Cosa direste di questo capo famiglia? Che è un pazzo, o un incosciente, o perlomeno un po’ scemotto o sprovveduto.
Ora poniamoci questa domanda: i nostri politici sono pazzi, incoscienti, sprovveduti, o un po’ scemotti? Io non credo proprio.
Buona lettura.
………..
Un uomo in giacca e cravatta comparve un giorno in un villaggio.
In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli fosse offerto.
I contadini erano effettivamente un po’ sorpresi, ma il prezzo era alto, molti accettarono e tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua. L’uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tantissime persone gli vendettero i propri animali.
Il giorno seguente, offrì 300 € a quei pochi che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio.
Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio.
Il giorno dopo, affidò al suo socio il gregge di asini che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l’ordine di vendere le bestie a 400 € l’una.
Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva, tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quel prezzo anche se molto più alto di quanto avevano ricavato alla precedente vendita e, per far ciò, si indebitarono con la banca.
Come era prevedibile, i due uomini d’affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli.
Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti.
Il corso dell’asino era crollato. Gli animali furono pignorati ed affittati a caro prezzo ai loro stessi proprietari dal banchiere.
Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune.
Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore).
Eppure quest’ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio né quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti.
Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l’aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia.
Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità …
Venne innalzata l’età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate.
Sindaci e banchieri dicevano che ciò era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini.
Questa triste storia diventa ancora più istruttiva quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte dei proprietari di asini.
Noi li chiamiamo fratelli MERCATO.
Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del
sindaco uscente.
Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio.
E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete?
Se questa storia vi ricorda qualcosa, ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi Sabato 15 ottobre 2011 (Giornata internazionale degli INDIGNATI) … e fate circolare questa storiella….
________________________________________
A proposito, nessuno ne parla, ma in Islanda la gente è scesa in piazza in massa
- rifiutandosi di pagare i debiti come in Grecia,
- ha cacciato il governo ed i parlamentari,
- ha redatto una nuova carta costituzionale,
- ha stabilito che paghino i debiti chi ha imbrogliato,
- ha preteso l'emissione di mandati di cattura internazionale sui banchieri e politicanti fuggiti all'estero, che sono stati riportati in patria in manette e sono sotto processo.
Lo sapevate ?
lunedì, ottobre 03, 2011
Varie ed eventuali
L'ultimo mese passato con mio figlio Christian Mario è stato il più bello, un pò perchè Christian sta crescendo davvero e davvero bene, un pò perchè ho passato più tempo e meglio con lui.
Davvero fantastico, sono strafelice.
D'altro canto l'agenzia di rating S&P ha messo la tripla A a società finanziarie statunitensi adducendo ignari cittadini ad investire e dopo poco tempo si sono torvati col culo per terra, gente che hanno messo in ginocchio mezzo Mondo.
Ma è la stessa agenzia che sta declassando a destra e a manca da Nazioni a industrie a chiunque respiri?
Davvero fantastico.
Davvero fantastico, sono strafelice.
D'altro canto l'agenzia di rating S&P ha messo la tripla A a società finanziarie statunitensi adducendo ignari cittadini ad investire e dopo poco tempo si sono torvati col culo per terra, gente che hanno messo in ginocchio mezzo Mondo.
Ma è la stessa agenzia che sta declassando a destra e a manca da Nazioni a industrie a chiunque respiri?
Davvero fantastico.
venerdì, settembre 30, 2011
5 milioni + 1
In Italia i vegetariani sono ormai 5 milioni
Tratto da Vita.it
Il rapporto Eurispes 2011 sottolinea che di questi lo 0,4 è vegan«Secondo il rapporto Eurispes 2011 sono circa 5 milioni gli italiani vegetariani. E lo 0,4% ha optato per una decisione ancor più drastica, escludendo dalla dieta anche latte e uova, e diventando vegan». Questa la “fotografia” del fenomeno illustrata da Leonardo Pinelli, vicepresidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, alla vigilia della Giornata Mondiale dei vegetariani che si celebrerà il prossimo sabato 1 ottobre.
Scelgono la dieta verde soprattutto le donne: il 7,2% contro il 5,3% degli uomini; mentre le vegane sono lo 0,5% contro lo 0,3% dei maschi. Anche il 13,5% di giovanissimi, tra i 18 e i 24 anni, e persino il 9,3% degli over 65, predilige diete senza carne. «Per circa la metà dei vegetariani», prosegue Pinelli, «questa opzione dipende dalla convinzione, scientificamente ben fondata, che mangiare soprattutto frutta e verdura arrechi benefici alla salute. Molto alta, poi, la percentuale di coloro che sono mossi verso questa decisone da ideologie animaliste (44%)».
«Infine, in aumento costante coloro che scelgono la dieta verde per ragioni di tipo ambientalista: è provato che questo tipo di dieta», prosegue il medico, «comporti un minore spreco di risorse e provochi meno danni all'ambiente. Nel giugno 2011 un'indagine Unep, Programma delle Nazioni Unite sull'Inquinamento, ha rivelato che il 18% delle emissioni di Co2 nell'atmosfera derivano dalla fermentazione dei mangimi all'interno dell'intestino degli animali allevati dall'uomo. Allevare animali da destinare all'alimentazione umana inquina quindi ben più, ad esempio, del trasporto su gomma in tutto il mondo».
«Il saldo totale delle risorse alimentari destinabili all'uomo, poi», spiega ancora Pinelli, «è pesantemente intaccato dalla destinazione di risorse vegetali all'alimentazione degli animali da allevamento: se la maggior parte della popolazione mondiale divenisse vegetariana, e si riservassero così all'alimentazione umana le estensioni a latifondo oggi appannaggio della produzione di foraggi, potremmo arrivare a sfamare ben 11 miliardi di persone, ben più dell'attuale popolazione mondiale».
Da Pinelli consigli vegetariani anche per i bimbi: «considerato che in Italia un bambino su 3 risulta in sovrappeso, direi che il minor apporto calorico garantito dalla dieta verde è uno dei principali benefici che i genitori, attraverso la scelta vegetariana, possono assicurare ai propri figli».
«Per quanto riguarda l'apporto di tutte le sostanze nutrienti necessarie alla crescita», continua Pinelli «la dieta vegetariana non comporta alcun rischio. Direi, al contrario, che anche un accrescimento più equilibrato è garantito dalla dieta verde: i bambini italiani, infatti, hanno spesso troppa massa grassa. L'unica attenzione va riservata ai piccoli vegani, i quali hanno bisogno d'integrare, attraverso appositi prodotti, la vitamina B12».
Infine Pinelli rivolge un monito a medici e genitori: «l'unico consiglio è quello di affidarsi, sin dai primi giorni di vita del bambino, a un pediatra esperto in nutrizione. Accade spesso che genitori vegetariani, intenzionati a educare alla dieta verde anche i propri figli, incontrino le resistenze del pediatra: allora, convinti della propria scelta ma privi del supporto del medico, si trovano costretti a una dieta “fai da te”, sovente non pianificata e quindi poco equilibrata. L'auspicio, quindi, è duplice: che i genitori si preoccupino di cercare pediatri più aggiornati - che abbiano approfondito le proprie conoscenze sulle scienze nutrizionali - e che sempre più medici dei bambini s'informino sui benefici della dieta vegetariana».
I consumatori vegetariani sono sempre più numerosi e rappresentano circa il 9% della popolazione italiana e il 6% di quella mondiale. Ancora più numerosi, l'86% secondo la Doxa, gli italiani propensi ad acquistare prodotti realizzati senza utilizzo di prodotti animali, certificati da enti indipendenti e identificati da un marchio. E' per questo motivo che la Lega anti vivisezione (Lav) e l'Istituto per la certificazione etica e ambientale (Icea) lanceranno da ottobre il marchio '100% vegetale', che garantirà che un prodotto non contiene nè è stato trattato con proteine animali.
Vegetariani per scelta, ma anche per necessità. Eliminare la carne dal piatto è quasi un dovere per l'oncologo Umberto Veronesi, illustre paladino della “dieta verde”. «Il vegetarianesimo non è soltanto una scelta alimentare, ma una filosofia di vita», spiega lo scienziato, «anzi, io penso che l'essere vegetariani da scelta si stia trasformando in necessità», precisa l'ex ministro della Sanità.
«Credo che siamo destinati ad un'alimentazione vegetariana per ragioni etiche, ambientali e di salute», afferma Veronesi. «La tolleranza e il rispetto sono principi che si applicano oggi ai rapporti tra tutti gli esseri viventi. Sempre più persone amano gli animali, li ritengono una componente essenziale dell'armonia del pianeta e per questo si rifiutano di ucciderli e di mangiarli».
Al contempo «si sta anche diffondendo il concetto di alimentazione responsabile. Ci si rende conto che il consumo di carne gioca un ruolo importante nell'assurda ingiustizia alimentare che fa sì che una parte del mondo muore di fame e soffre di denutrizione e un'altra parte si ammala e muore per eccesso di cibo». Il problema è che «i prodotti agricoli a livello mondiale sarebbero in realtà sufficienti a sfamare tutti se venissero equamente divisi, e soprattutto se non fossero in gran parte utilizzati per alimentare gli animali da allevamento». Da qui la “necessità” di rivedere le abitudini in cucina.
lunedì, settembre 26, 2011
Una giornata a Milano - Parte seconda
Vado a pranzare in un bar trattoria, ad un tratto entrano due signore tipo sui 40.
La prima: vorrei un caffè macchiato senza schiuma. Vabbè.
La seconda: vorrei un marocchino non bollente. Scusa ma aspettare qualche minuto che si raffreddi senza rompere troppo le palle al barista che ne aveva già abbastanza?
Vado al terzo ed ultim oappuntamento della giornata, due tizi di plastica mi attendono, prendo la mia dose di schiaffi e mi avvio verso la strada del ritorno.
Finalmente nel paese degli zombie, che bene che si sta qua.
La prima: vorrei un caffè macchiato senza schiuma. Vabbè.
La seconda: vorrei un marocchino non bollente. Scusa ma aspettare qualche minuto che si raffreddi senza rompere troppo le palle al barista che ne aveva già abbastanza?
Vado al terzo ed ultim oappuntamento della giornata, due tizi di plastica mi attendono, prendo la mia dose di schiaffi e mi avvio verso la strada del ritorno.
Finalmente nel paese degli zombie, che bene che si sta qua.
Una giornata a Milano - Parte prima
Oggi non avevo niente di meglio da fare che andarmene a Milano per vedere un pò che aria tira.
Appuntamento ore 9, partenza ore 7:30, arrivo ore 9:15 in zona tra l'altro non lontana.
Non c'é male.
Fatto quello che dovevo fare vado in un bar, ho bisogno del bagno.
Sorpresa, non c'è la carta igienica, manco fossimo in Africa, vabbè mi arrangio con mezzi di fortuna.
Prendo un succo, resto di 18 euri in comode monete da 1.
Mi dirigo verso il nuovo appuntamento, tra una lavata di vetro e l'altra arrivo.
Sono solo le 11.
domenica, settembre 25, 2011
Il pianeta verde
Ieri sera dopo quasi 15 mesi sono riuscito a guardarmi un film, di quelli scaricati in modo che potesse iniziare quando lo dicevo io. E' un film del 1996 quindi tranquilli tutti non ho violato niente e fatto del male a nessuno.
Il film si intitola Il pianeta verde.
A questo indirizzo potete trovare la trama.
A questo indirizzo il film in streaming.
Beh a chi non lo avesse visto ancora lo consiglio vivamente, è un modo divertente con il quale il registra ci mette di fronte alla realtà.
Spesso anche io vorrei essere sconnesso (chi lo vedrà capirà).
PS: trovo fantastica la recente scoperta dei nutrini, l'umanità ha vinto la sfida con la velocità della luce e perso quella con sè stessa.
Il film si intitola Il pianeta verde.
A questo indirizzo potete trovare la trama.
A questo indirizzo il film in streaming.
Beh a chi non lo avesse visto ancora lo consiglio vivamente, è un modo divertente con il quale il registra ci mette di fronte alla realtà.
Spesso anche io vorrei essere sconnesso (chi lo vedrà capirà).
PS: trovo fantastica la recente scoperta dei nutrini, l'umanità ha vinto la sfida con la velocità della luce e perso quella con sè stessa.
martedì, settembre 06, 2011
Riflessione
Stavo pensando al rapporto che l'uomo ha con la natura e nella fattispecie con gli animali, a qualunque specie essi appartengano.
Più che altro all'uomo di città che vive al 7° piano di un palazzo circondato da palazzi in mezzo ad altri palazzi.
Immagino un bambino in una situazione del genere, la cui somma conoscienza del regno animale potrebbe essere un gatto obeso che non ha mai toccato terra che piscia e caga in una scatola in casa o un criceto che gira come un pazzo tutto il giorno attorno ad una ruota o un cane anch'esso obeso che mangia solo crocchette da quando è nato e la cui massima aspirazione è di correre in 10 metri di giardino pubblico 10 minuti al giorno senza poter cagare in santa pace dove gli pare che qualcuno gli crista dietro.
L'uomo ha invaso il Pianeta isolandosi totalmente dal resto degli esseri viventi, questo isolamento ormai è diventato un cancro dal quale non si guarisce facilmente.
La soluzione potrebbe essere l'abbandono delle città in favore di un ritorno alla vita rurale?
Un'inversione di marcia RADICALE?
Il benessere promesso dalla tecnologia ha portato una sorta di malessere collaterale, ci ha robotizzati, ci ha resi insensibili ai veri valori della vita, la natura, la terra che sporca le mani, i frutti piccoli e bacati che stanno sulle piante, i pomodori d'estate e i cavoli d'inverno, le serate in famiglia non solo a natale.
Riprendiamoci la vita, prima che sia troppo tardi.
mercoledì, agosto 03, 2011
Il mare
Da casa mia ogni tanto si sente il mare, dal balcone della cucina ed ogni tanto anche dalla finestra della camera da letto si sente.
Poi la mattina quando esco se ne va per poi ritornare quando rientro.
Poi la mattina quando esco se ne va per poi ritornare quando rientro.
domenica, luglio 24, 2011
Visite inattese
Come quasi ogni domenica verso pranzo mi suona il citofono, sarà il solito predicatore che cerca di somministrarmi giornalini con gesù cristi vari, sto giro decido di non rispondere e continuo a fare quello che stavo facendo.
L'attendente è insistente allora esco, dò una sbirciata per vedere chi è e la prima cosa che noto è un giornale con una fantastica scritta "Lotta comunista".
Faccio accomodare la compagna e le domando meravigliato che ci fa in un paese di bacchettoni con sindaco pidiellino...inattesa quando gradita visita.
L'attendente è insistente allora esco, dò una sbirciata per vedere chi è e la prima cosa che noto è un giornale con una fantastica scritta "Lotta comunista".
Faccio accomodare la compagna e le domando meravigliato che ci fa in un paese di bacchettoni con sindaco pidiellino...inattesa quando gradita visita.
giovedì, luglio 07, 2011
DALL’INFERNO AL LIMBO (fonte Msf)
TESTIMONIANZE DA MINEO, ITALIA
Abdoul, 42, Niger,
In Libia lavoravo come autista. Il mio datore di lavoro è fuggito quando è
scoppiato il conflitto. Una mattina, stavo andando a lavoro e ho visto alcuni
uomini armati. Mi hanno minacciato. Ho dovuto lasciare la casa. Ho mandato mia
moglie e i miei due figli in Niger ma non sono riuscito a raggiungerli. Sono
rimasto lì, bloccato nel bel mezzo della guerra.
Sono salito sulla barca perché temevo di morire. Non ho dovuto pagare. Sapevo
che la morte ci avrebbe potuto cogliere in qualsiasi momento del viaggio. Non
sapevo di essere diretto in Italia.
In Niger, non c’è più niente per me. I miei genitori sono morti tempo fa, si rischia
di essere vittima degli scontri tra i contadini e allevatori e io non ho né terra né
bestiame. Ho lasciato il mio paese 10 anni fa e ormai non lo conosco più.
Da quando sono arrivato a Mineo, non faccio altro che camminare in circolo.
Sembra di essere in carcere. Per due mesi ci hanno detto che avremmo dovuto
ricevere i documenti ma non è successo nulla. Il tempo passa e io non so
nemmeno se la mia famiglia riesce a sfamarsi e può sopravvivere senza di me.
Non posso smettere di pensare a loro e questo mi fa stare male. A volte sono
talmente preoccupato che non riesco a mangiare.
Vorrei restare in Italia, lavorare e prendermi cura della mia famiglia proprio come
facevo prima che la guerra scoppiasse.
Su Omar dal Niger
Omar è un fratello del Niger. Veniamo dallo stesso paese. L’ho incontrato nel
centro. Facciamo sempre gruppo con gli altri nigerini, cercando di sostenerci a
vicenda. Diversamente da altri, era spesso triste e si sentiva in carcere. Non
stava bene e passava la maggior parte del tempo a dormire.
Una mattina i miei amici mi hanno detto che aveva lasciato il centro senza
salutare. Ha lasciato i suoi effetti personali per affrontare l’ignoto. Non abbiamo
più saputo nulla di lui. Siamo preoccupati.
Akin, 34, Nigeria
Ho lasciato la Nigeria e mi sono spostato da un posto ad un altro. Da quel
momento la situazione è solo peggiorata. Ma sopravvivo, sono un sopravvissuto.
Ho visto molte cose. Sono stato in Niger. Ho incontrato molti nigeriani lungo la
strada verso la Libia e mi sono unito a loro.
In Libia, ho iniziato una nuova vita pensando di essermi lasciato i problemi alle
spalle. Non mi andava troppo male. Sopravvivevo, vivevo. Poi è iniziata la guerra.
Ho pensato fosse il momento di fuggire di nuovo. Laggiù eravamo considerati
delle armi. Sono stato portato in un luogo chiuso, insieme ad altre
persone. Volevano usarci come mercenari. Sono fuggito nella notte insieme
ad altre 3 persone. Ci avevano messo in un posto dove non pensavano saremmo
sopravvissuti ma siamo riusciti a scappare attraverso una via di piccola fuga!
La barca era la nostra unica possibilità di scampare alla morte. Quando siamo
stati tratti in salvo ci hanno detto “benvenuti in Italia”. In quel momento mi sono
sentito nuovamente vivo. Ci hanno chiesto cose come: “stai bene? Hai caldo?”.
Poi ci hanno trasferito a Mineo attraverso una grande nave.
A Mineo, tutti i giorni sono uguali. Non abbiamo accesso a nessuna informazione,
non c’è nulla che ci tenga occupati. Mi chiedo perché sono vivo oggi. Se dovessi
morire, nessuno piangerebbe la mia morte. E se sopravvivrò sarò l’unico a
rallegrarsene.
A Mineo stiamo bene. Dormiamo, ci alziamo e mangiamo tre volte al giorno.
Stiamo bene ma non sappiamo cosa accadrà dopo. Stiamo solo qui. Il mio futuro
comincerà di nuovo quando sarò in grado di pensare: “voglio fare questo o
quello”. Ma per il momento non so. Ho molte cose in mente e vorrei essere in
grado di raccontarle.
Missy, 27, Nigeria
In Libia le cose andavano bene. Lavoravo come donna delle pulizie e avevo uno
stipendio fino a quando non è scoppiata la guerra. Da quel momento la situazione
è diventata terribile. Abbiamo deciso di abbandonare il paese con la barca. Non si
poteva nemmeno camminare per strada perché uomini armati ti
sparavano. Rimanere là significava rischiare la vita. Siamo dovuti partire.
Appena salita in barca ho avuto paura. Tutto quello che potevo fare era pregare.
Nella barca c’erano donne incinte e madri con bambini. E’ stato terribile. Non
avevo mai vissuto una cosa simile prima. Per tre notti non abbiamo avuto nulla
da bere o da mangiare. Nulla. Non sapevamo di essere diretti a Lampedusa e
l’ultima notte siamo stati soccorsi dagli elicotteri. Nessuno è morto tranne chi, in
preda alla confusione, si è gettato in mare da solo. Avevano perso la speranza e
non c’è stato niente da fare.
La vita di tutti i giorni a Mineo...non è una bella vita. Non so neanche cosa dire...
Abbiamo supplicato il governo italiano di aiutarci. Vogliamo solo lasciare il campo
e lavorare per conto nostro. Il mio sogno è quello di essere lasciata libera dal
governo italiano di uscire di qui, lavorare e pagare le tasse. Voglio realizzare
qualcosa.
Jeannette, 42, Congo
Le bombe stavano distruggendo case e palazzi, per questo siamo fuggiti e
abbiamo trovato rifugio in una piantagione. Siamo stati lì per un po’ di tempo.
Non c’era nulla da mangiare. Abbiamo sofferto molto.
Il mio datore di lavoro ci ha portati alla barca. Eravamo sotto la minaccia di
coltelli e pistole. Alcune persone continuavano a ripetere: “perché siete qui?
Perché non volete andar via?”
Quando è iniziata la guerra, i bambini non potevano più uscire di casa dopo la
scuola. Eravamo prigionieri in casa tutto il tempo. E’ stato molto duro anche per
le donne.
Ciononostante, io e la mia famiglia siamo rimasti in Libia perché avevamo
conosciuto tempi peggiori in Nord Kivu, da dove proveniamo.
Il viaggio in mare è stato terrificante. La barca sembrava in balia delle onde.
Ognuno pregava il proprio Dio, l’odore del mare dava il voltastomaco...terribile.
Non sapevo di essere diretta in Italia. Inizialmente non volevo rischiare lasciando
la Libia con i miei bambini ma il mio datore di lavoro ci ha consigliato di andare e
ci ha condotto alla barca. Vivere in Libia non era più possibile.
Patrick, 46, Congo
Vivevamo nel Nord Kivu. Abbiamo lasciato il Congo a causa delle guerre. Mia
madre è stata uccisa e questo mi aveva ferito molto. Ho fatto tutto il possibile per
lasciare quel paese. Abbiamo viaggiato attraverso la Somalia verso la Libia.
Io e mia moglie lavoravamo in una lavanderia quando è scoppiata la guerra.
Avevamo un’esistenza tranquilla. Tuttavia un pomeriggio un civile mi ha
minacciato con un coltello. Gli ho dato il denaro che avevo, circa 20 dinari, e mi
ha lasciato andare. Questo incidente è la ragione per cui ho deciso di lasciare la
Libia con la mia famiglia.
Abbiamo raggiunto Mineo due mesi fa. Ho sette bambini che non possono
nemmeno girare liberamente. Non possono uscire dal campo e questo li mette a
disagio. Per tenere la mente occupata, leggo le sacre scritture. Spero che i miei
figli possano continuare le scuole in francese. Ma per noi genitori non c’è futuro.
David, 29, from Ivory Coast
Sulla barca, durante il viaggio dalla Libia, abbiamo vissuto momenti terribili. A
causa di un temporale, la barca ondeggiava ed eravamo tutti spaventati. Tutti
cercavamo di governare l’imbarcazione per non perdere la rotta, tentando di
leggere la bussola.
Purtroppo la seconda notte il tempo è molto peggiorato. Ognuno pregava il
proprio Dio. Temevamo di morire e pensavamo che la fine fosse ormai vicina.
Allora non pensavo che ce l’avremmo fatta. Le donne piangevano e molte persone
davano di stomaco...è stato orribile.
Il giorno seguente, arrivati nei pressi di Lampedusa, abbiamo visto un elicottero
che volava sopra di noi e abbiamo riacquistato la speranza. Un’ora dopo è arrivata
la squadra di soccorso: attraverso due grossi gommoni ci hanno trasferiti su una
nave. Così siamo arrivati a Lampedusa.
Sono a Mineo da 35 giorni ma ho letto nell’opuscolo che contiene in breve i nostri
diritti che non possono trattenerci in questo campo per più di 35 giorni. Non sono
ancora stato interrogato. Tutto ciò che faccio è mangiare e dormire. Spero di
poter lasciare il centro e ricominciare a lavorare, come facevo prima. Ma per il
momento, qui non c’è nulla da fare.
Aziz, 36, Niger
Ho perso mio figlio in Libia. Ho messo da parte del denaro per permettere a mia
moglie di tornare in Niger. Ha preso un aereo dalla Tunisia ma io sono rimasto a
Tripoli. Hanno iniziato a bombardare Tajura ed è diventato difficile sopravvivere,
perciò sono dovuto partire.
Idrissa, 23, Niger
C’è mancanza di comunicazione a Mineo. Abbiamo solo 3 minuti a settimana per
chiamare le nostre famiglie. La commissione interroga solo due persone al giorno.
Non sappiamo quando e come lasceremo questo posto. Siamo come prigionieri
qui perché non c’è trasporto. Stiamo soffrendo, abbiamo bisogno di aiuto.
Georges, 29, Nigeria
Sono arrivato a Mineo il 2 giugno. La situazione non è buona. Ogni giorno è
uguale al precedente. Non c’è informazione. Mi piacerebbe, per esempio, leggere
il giornale. Non c’è niente per tenerci occupati. Non posso uscire dal centro.
Possiamo solo stare seduti e non accade nulla. Lasciarci seduti in un posto non
significa aiutarci.
TESTIMONIANZE DA SHOUSHA, TUNISIA
Emmanuel, 40 anni, DRC
Al principio ci sentivamo i benvenuti, eravamo speranzosi. Ma quanto può durare?
Siamo stati qui per mesi. Le persone qui sono molto stressate. Hanno perso
membri della loro famiglia, i propri averi e i documenti. Stanno impazzendo e
vogliono andar via da questo campo il prima possibile.
Qui stiamo soffrendo. Le condizioni di vita sono difficili. Vorremmo vivere,
lavorare e andare avanti. Ma qui non c’è niente. Non possiamo andar via e
ricominciare a vivere. Facciamo la fila per chiedere il cibo: ecco cosa facciamo qui.
Abdul, 23 anni, Costa d’Avorio
Ho passato quasi 5 mesi in prigione. Sono stato picchiato tutti i giorni. Per tre
settimane non sono riuscito ad alzarmi in piedi. Soffro ancora per le ferite. Ho
dovuto seppellire sette persone, incluse tre ragazze incinta. Se non lo fai, vieni
gettato vivo nella fossa insieme ai corpi.
Elias, 23 anni, Etiopia
(uno dei nove sopravvissuti di una piccolo peschereccio che ha tentato di
attraversare il Mediterraneo ad aprile con 72 passeggeri a bordo)
Quando la NATO ha iniziato a bombardare Tripoli non ho avuto altra scelta che
fuggire di nuovo. Sono stato a Shousha per un mese, dove posso andare? Non
posso tornare nel mio paese e non posso vivere in questo deserto. Questa è la
nostra vita: siamo giovani e arenati qui senza far nulla. Proverò di nuovo ad
attraversare il Mediterraneo.
Abdoul, 42, Niger,
In Libia lavoravo come autista. Il mio datore di lavoro è fuggito quando è
scoppiato il conflitto. Una mattina, stavo andando a lavoro e ho visto alcuni
uomini armati. Mi hanno minacciato. Ho dovuto lasciare la casa. Ho mandato mia
moglie e i miei due figli in Niger ma non sono riuscito a raggiungerli. Sono
rimasto lì, bloccato nel bel mezzo della guerra.
Sono salito sulla barca perché temevo di morire. Non ho dovuto pagare. Sapevo
che la morte ci avrebbe potuto cogliere in qualsiasi momento del viaggio. Non
sapevo di essere diretto in Italia.
In Niger, non c’è più niente per me. I miei genitori sono morti tempo fa, si rischia
di essere vittima degli scontri tra i contadini e allevatori e io non ho né terra né
bestiame. Ho lasciato il mio paese 10 anni fa e ormai non lo conosco più.
Da quando sono arrivato a Mineo, non faccio altro che camminare in circolo.
Sembra di essere in carcere. Per due mesi ci hanno detto che avremmo dovuto
ricevere i documenti ma non è successo nulla. Il tempo passa e io non so
nemmeno se la mia famiglia riesce a sfamarsi e può sopravvivere senza di me.
Non posso smettere di pensare a loro e questo mi fa stare male. A volte sono
talmente preoccupato che non riesco a mangiare.
Vorrei restare in Italia, lavorare e prendermi cura della mia famiglia proprio come
facevo prima che la guerra scoppiasse.
Su Omar dal Niger
Omar è un fratello del Niger. Veniamo dallo stesso paese. L’ho incontrato nel
centro. Facciamo sempre gruppo con gli altri nigerini, cercando di sostenerci a
vicenda. Diversamente da altri, era spesso triste e si sentiva in carcere. Non
stava bene e passava la maggior parte del tempo a dormire.
Una mattina i miei amici mi hanno detto che aveva lasciato il centro senza
salutare. Ha lasciato i suoi effetti personali per affrontare l’ignoto. Non abbiamo
più saputo nulla di lui. Siamo preoccupati.
Akin, 34, Nigeria
Ho lasciato la Nigeria e mi sono spostato da un posto ad un altro. Da quel
momento la situazione è solo peggiorata. Ma sopravvivo, sono un sopravvissuto.
Ho visto molte cose. Sono stato in Niger. Ho incontrato molti nigeriani lungo la
strada verso la Libia e mi sono unito a loro.
In Libia, ho iniziato una nuova vita pensando di essermi lasciato i problemi alle
spalle. Non mi andava troppo male. Sopravvivevo, vivevo. Poi è iniziata la guerra.
Ho pensato fosse il momento di fuggire di nuovo. Laggiù eravamo considerati
delle armi. Sono stato portato in un luogo chiuso, insieme ad altre
persone. Volevano usarci come mercenari. Sono fuggito nella notte insieme
ad altre 3 persone. Ci avevano messo in un posto dove non pensavano saremmo
sopravvissuti ma siamo riusciti a scappare attraverso una via di piccola fuga!
La barca era la nostra unica possibilità di scampare alla morte. Quando siamo
stati tratti in salvo ci hanno detto “benvenuti in Italia”. In quel momento mi sono
sentito nuovamente vivo. Ci hanno chiesto cose come: “stai bene? Hai caldo?”.
Poi ci hanno trasferito a Mineo attraverso una grande nave.
A Mineo, tutti i giorni sono uguali. Non abbiamo accesso a nessuna informazione,
non c’è nulla che ci tenga occupati. Mi chiedo perché sono vivo oggi. Se dovessi
morire, nessuno piangerebbe la mia morte. E se sopravvivrò sarò l’unico a
rallegrarsene.
A Mineo stiamo bene. Dormiamo, ci alziamo e mangiamo tre volte al giorno.
Stiamo bene ma non sappiamo cosa accadrà dopo. Stiamo solo qui. Il mio futuro
comincerà di nuovo quando sarò in grado di pensare: “voglio fare questo o
quello”. Ma per il momento non so. Ho molte cose in mente e vorrei essere in
grado di raccontarle.
Missy, 27, Nigeria
In Libia le cose andavano bene. Lavoravo come donna delle pulizie e avevo uno
stipendio fino a quando non è scoppiata la guerra. Da quel momento la situazione
è diventata terribile. Abbiamo deciso di abbandonare il paese con la barca. Non si
poteva nemmeno camminare per strada perché uomini armati ti
sparavano. Rimanere là significava rischiare la vita. Siamo dovuti partire.
Appena salita in barca ho avuto paura. Tutto quello che potevo fare era pregare.
Nella barca c’erano donne incinte e madri con bambini. E’ stato terribile. Non
avevo mai vissuto una cosa simile prima. Per tre notti non abbiamo avuto nulla
da bere o da mangiare. Nulla. Non sapevamo di essere diretti a Lampedusa e
l’ultima notte siamo stati soccorsi dagli elicotteri. Nessuno è morto tranne chi, in
preda alla confusione, si è gettato in mare da solo. Avevano perso la speranza e
non c’è stato niente da fare.
La vita di tutti i giorni a Mineo...non è una bella vita. Non so neanche cosa dire...
Abbiamo supplicato il governo italiano di aiutarci. Vogliamo solo lasciare il campo
e lavorare per conto nostro. Il mio sogno è quello di essere lasciata libera dal
governo italiano di uscire di qui, lavorare e pagare le tasse. Voglio realizzare
qualcosa.
Jeannette, 42, Congo
Le bombe stavano distruggendo case e palazzi, per questo siamo fuggiti e
abbiamo trovato rifugio in una piantagione. Siamo stati lì per un po’ di tempo.
Non c’era nulla da mangiare. Abbiamo sofferto molto.
Il mio datore di lavoro ci ha portati alla barca. Eravamo sotto la minaccia di
coltelli e pistole. Alcune persone continuavano a ripetere: “perché siete qui?
Perché non volete andar via?”
Quando è iniziata la guerra, i bambini non potevano più uscire di casa dopo la
scuola. Eravamo prigionieri in casa tutto il tempo. E’ stato molto duro anche per
le donne.
Ciononostante, io e la mia famiglia siamo rimasti in Libia perché avevamo
conosciuto tempi peggiori in Nord Kivu, da dove proveniamo.
Il viaggio in mare è stato terrificante. La barca sembrava in balia delle onde.
Ognuno pregava il proprio Dio, l’odore del mare dava il voltastomaco...terribile.
Non sapevo di essere diretta in Italia. Inizialmente non volevo rischiare lasciando
la Libia con i miei bambini ma il mio datore di lavoro ci ha consigliato di andare e
ci ha condotto alla barca. Vivere in Libia non era più possibile.
Patrick, 46, Congo
Vivevamo nel Nord Kivu. Abbiamo lasciato il Congo a causa delle guerre. Mia
madre è stata uccisa e questo mi aveva ferito molto. Ho fatto tutto il possibile per
lasciare quel paese. Abbiamo viaggiato attraverso la Somalia verso la Libia.
Io e mia moglie lavoravamo in una lavanderia quando è scoppiata la guerra.
Avevamo un’esistenza tranquilla. Tuttavia un pomeriggio un civile mi ha
minacciato con un coltello. Gli ho dato il denaro che avevo, circa 20 dinari, e mi
ha lasciato andare. Questo incidente è la ragione per cui ho deciso di lasciare la
Libia con la mia famiglia.
Abbiamo raggiunto Mineo due mesi fa. Ho sette bambini che non possono
nemmeno girare liberamente. Non possono uscire dal campo e questo li mette a
disagio. Per tenere la mente occupata, leggo le sacre scritture. Spero che i miei
figli possano continuare le scuole in francese. Ma per noi genitori non c’è futuro.
David, 29, from Ivory Coast
Sulla barca, durante il viaggio dalla Libia, abbiamo vissuto momenti terribili. A
causa di un temporale, la barca ondeggiava ed eravamo tutti spaventati. Tutti
cercavamo di governare l’imbarcazione per non perdere la rotta, tentando di
leggere la bussola.
Purtroppo la seconda notte il tempo è molto peggiorato. Ognuno pregava il
proprio Dio. Temevamo di morire e pensavamo che la fine fosse ormai vicina.
Allora non pensavo che ce l’avremmo fatta. Le donne piangevano e molte persone
davano di stomaco...è stato orribile.
Il giorno seguente, arrivati nei pressi di Lampedusa, abbiamo visto un elicottero
che volava sopra di noi e abbiamo riacquistato la speranza. Un’ora dopo è arrivata
la squadra di soccorso: attraverso due grossi gommoni ci hanno trasferiti su una
nave. Così siamo arrivati a Lampedusa.
Sono a Mineo da 35 giorni ma ho letto nell’opuscolo che contiene in breve i nostri
diritti che non possono trattenerci in questo campo per più di 35 giorni. Non sono
ancora stato interrogato. Tutto ciò che faccio è mangiare e dormire. Spero di
poter lasciare il centro e ricominciare a lavorare, come facevo prima. Ma per il
momento, qui non c’è nulla da fare.
Aziz, 36, Niger
Ho perso mio figlio in Libia. Ho messo da parte del denaro per permettere a mia
moglie di tornare in Niger. Ha preso un aereo dalla Tunisia ma io sono rimasto a
Tripoli. Hanno iniziato a bombardare Tajura ed è diventato difficile sopravvivere,
perciò sono dovuto partire.
Idrissa, 23, Niger
C’è mancanza di comunicazione a Mineo. Abbiamo solo 3 minuti a settimana per
chiamare le nostre famiglie. La commissione interroga solo due persone al giorno.
Non sappiamo quando e come lasceremo questo posto. Siamo come prigionieri
qui perché non c’è trasporto. Stiamo soffrendo, abbiamo bisogno di aiuto.
Georges, 29, Nigeria
Sono arrivato a Mineo il 2 giugno. La situazione non è buona. Ogni giorno è
uguale al precedente. Non c’è informazione. Mi piacerebbe, per esempio, leggere
il giornale. Non c’è niente per tenerci occupati. Non posso uscire dal centro.
Possiamo solo stare seduti e non accade nulla. Lasciarci seduti in un posto non
significa aiutarci.
TESTIMONIANZE DA SHOUSHA, TUNISIA
Emmanuel, 40 anni, DRC
Al principio ci sentivamo i benvenuti, eravamo speranzosi. Ma quanto può durare?
Siamo stati qui per mesi. Le persone qui sono molto stressate. Hanno perso
membri della loro famiglia, i propri averi e i documenti. Stanno impazzendo e
vogliono andar via da questo campo il prima possibile.
Qui stiamo soffrendo. Le condizioni di vita sono difficili. Vorremmo vivere,
lavorare e andare avanti. Ma qui non c’è niente. Non possiamo andar via e
ricominciare a vivere. Facciamo la fila per chiedere il cibo: ecco cosa facciamo qui.
Abdul, 23 anni, Costa d’Avorio
Ho passato quasi 5 mesi in prigione. Sono stato picchiato tutti i giorni. Per tre
settimane non sono riuscito ad alzarmi in piedi. Soffro ancora per le ferite. Ho
dovuto seppellire sette persone, incluse tre ragazze incinta. Se non lo fai, vieni
gettato vivo nella fossa insieme ai corpi.
Elias, 23 anni, Etiopia
(uno dei nove sopravvissuti di una piccolo peschereccio che ha tentato di
attraversare il Mediterraneo ad aprile con 72 passeggeri a bordo)
Quando la NATO ha iniziato a bombardare Tripoli non ho avuto altra scelta che
fuggire di nuovo. Sono stato a Shousha per un mese, dove posso andare? Non
posso tornare nel mio paese e non posso vivere in questo deserto. Questa è la
nostra vita: siamo giovani e arenati qui senza far nulla. Proverò di nuovo ad
attraversare il Mediterraneo.
lunedì, giugno 27, 2011
venerdì, giugno 24, 2011
Serata magica
Prendo mio figlio e la bricicletta e inizio a girare per il paese, osservo tutto, mi godo l'aria fresca ma...non è sabato e neanche domenica quindi che ore sono?
Le 21:30 di giovedì, ed è ancora giorno....
Torniamo e giochiamo a pfffffffff puuuuuuu brrrrrrrr e poi lo lascio alla mamma.
Degusto e mi siedo comodo fuori, arietta sempre più fresca, sopra di me passa un gufo.
Che serata magica!
Le 21:30 di giovedì, ed è ancora giorno....
Torniamo e giochiamo a pfffffffff puuuuuuu brrrrrrrr e poi lo lascio alla mamma.
Degusto e mi siedo comodo fuori, arietta sempre più fresca, sopra di me passa un gufo.
Che serata magica!
martedì, giugno 21, 2011
Il mio film la mia vita
Guardiamo film sempre più irreali,reality e cronache sempre più spinte senza capire che il vero film é la nostra vita,magari a volte un po noiosa ma è sempre la nostra vita.
martedì, maggio 31, 2011
Forse...
Che forse sia la volta buona che ce lo leviamo dalle palle?
Certo che vedere Mortadella che abbraccia Geppetto non è proprio un bel vedere, pensare di dare l'Italia in mano a loro mi fa rabbrividire, ma a questo punto pur di toglierla dalle mani del deliquente va bene qualsiasi cosa.
Di mio non credo che i politici che ci sono ora possano cambiare qualcosa, ma un cambiamento verrà naturale quando Ella sarà eclissato.
Certo che vedere Mortadella che abbraccia Geppetto non è proprio un bel vedere, pensare di dare l'Italia in mano a loro mi fa rabbrividire, ma a questo punto pur di toglierla dalle mani del deliquente va bene qualsiasi cosa.
Di mio non credo che i politici che ci sono ora possano cambiare qualcosa, ma un cambiamento verrà naturale quando Ella sarà eclissato.
venerdì, maggio 27, 2011
Un altro "passo"
Non finiscono i progressi, stamattina il frugoletto si è alzato in piedi da solo (aggrappandosi al letto) ed è rimasto in posizione eretta traballando per qualche decina di secondi!
Domani come minimo si farà la barba...
Domani come minimo si farà la barba...
mercoledì, maggio 25, 2011
Gattonando
E' ufficiale, il piccoletto ha acquistato la padronanza del gattonaggio, ha superato lo scoglio di coordinare le 4 "zampe" ed ora..non lo ferma più nessuno!
Conseguenze?Casa da rimodellare tutta, soprattutto quando sei stato abituato a lasciare tutto per terra, ovunque.
Terrazzo compreso, i miei poveri fiori...immagino solo quando arriverà all'orto!
Conseguenze?Casa da rimodellare tutta, soprattutto quando sei stato abituato a lasciare tutto per terra, ovunque.
Terrazzo compreso, i miei poveri fiori...immagino solo quando arriverà all'orto!
lunedì, maggio 16, 2011
martedì, marzo 29, 2011
Fine annunciata
Con questo chiudo la serie dei miei post qui, penso davvero troppe cose brutte guardando questo Mondo che non mi va più di scrivere, voglio che la vita sorrida, lo voglio per mio figlio e per mia moglie e per i figli che se Madre Natura vorrà darmi accoglierò.
La vita è troppo breve per odiare.
Arrivederci.
La vita è troppo breve per odiare.
Arrivederci.
sabato, marzo 12, 2011
Tempo perso
Scenario: parcheggi (pubblici) davanti al palazzo dove lavoro, posto riservato ai portatori di handicap, un individuo noto a tutti quotidianamente occupa quel posto con la sua auto, indipendentemente che il parcheggio sia pieno o vuoto, lui la mette lì e l'unico handicap rilevabile è quello al suo cervello, non ci arriva.
Prima scrivo un'email ai vigili segnalando la cosa, nulla.
Poi telefono ai vigili segnalando la cosa, nulla.
Porcamiseria...sul sito del comune nel reparto vigili urbani c'è un modulo da compilare e consegnare direttamente allo sportello per le segnalazioni.
Scarico il modulo, lo compilo, lo firmo, lo consegno, il vigile mi dice che manderanno una pattuglia a controllare.
Questo di lunedì.
Venerdì pomeriggio guardo dalla finestra del mio ufficio e vedo la pattuglia dei vigili ferma davanti al parcheggio che controlla le auto che passano, mentre l'auto del portatore di handicap al cervello se ne sta comodamente parcheggiata dove non dovrebbe, davanti ai loro occhi.
Tempo perso.
Prima scrivo un'email ai vigili segnalando la cosa, nulla.
Poi telefono ai vigili segnalando la cosa, nulla.
Porcamiseria...sul sito del comune nel reparto vigili urbani c'è un modulo da compilare e consegnare direttamente allo sportello per le segnalazioni.
Scarico il modulo, lo compilo, lo firmo, lo consegno, il vigile mi dice che manderanno una pattuglia a controllare.
Questo di lunedì.
Venerdì pomeriggio guardo dalla finestra del mio ufficio e vedo la pattuglia dei vigili ferma davanti al parcheggio che controlla le auto che passano, mentre l'auto del portatore di handicap al cervello se ne sta comodamente parcheggiata dove non dovrebbe, davanti ai loro occhi.
Tempo perso.
venerdì, marzo 11, 2011
Fitomania parte 2
Debellata in 3 giorni netti una faringite di media intensità.
Questa volta ho affiancato al rimedio fitoterapico degli oligoelementi specifici.
La strada senza farmaci continua dritta.
Questa volta ho affiancato al rimedio fitoterapico degli oligoelementi specifici.
La strada senza farmaci continua dritta.
giovedì, febbraio 24, 2011
Fitomania
E' con grande soddisfazione che mi annuncio di avere debellato in 2 (due) giorni un bel grande raffreddore con relativi sintomi influenzali grazie all'utilizzo della fitoterapia (nella fattispecie un decotto composto di autoproduzione).
E' iniziato ufficialmente "l'anno senza medicine".
E' iniziato ufficialmente "l'anno senza medicine".
venerdì, febbraio 18, 2011
giovedì, febbraio 03, 2011
lunedì, gennaio 31, 2011
Ultimamente
Ultimamente mi sto ponendo sempre più spesso una domanda.
Ma sono questi tempi moderni che fanno proprio schifo oppure è solo che sono cresciuto e quindi non essendo più un bambino/adolescente spensierato vedo tutto nero?
Io dico la prima ma non ne sono proprio sicuro al 100%...
Ma sono questi tempi moderni che fanno proprio schifo oppure è solo che sono cresciuto e quindi non essendo più un bambino/adolescente spensierato vedo tutto nero?
Io dico la prima ma non ne sono proprio sicuro al 100%...
venerdì, gennaio 21, 2011
Reset (ma mio personale)
Cancellare dalla mia vita chi non mi va, anche a costo di rimanere solo con la mia solitudine...
Iscriviti a:
Post (Atom)